Cosa vuol dire per camilla festeggiare le donne?
L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna.
Questa giornata non può essere racchiusa in banali cliché di celebrazione del sesso femminile, ma è un invito a riflettere: sulle lotte politiche, sulle conquiste sociali ottenute e su quelle che ancora attendiamo, sulle discriminazioni purtroppo ancora esistenti.
Ma soprattutto, è un’occasione per ribadire l’esigenza di una autentica parità e uguaglianza.
Per Camilla è fondamentale il rispetto per la terra e la possibilità di scegliere un’alimentazione sana e quanto più possibile responsabile. Le donne che producono i prodotti che abbiamo in emporio sono in qualche modo sorelle dalle tante donne in Camilla. Collaboriamo l’una con l’altra, ognuna dal proprio lato. Questa forte sinergia per noi è importantissima e vogliamo rafforzarla nel tempo. Siamo consapevoli dell’impegno delle produttrici, delle loro sfide e del loro ruolo, e siamo interessate a conoscerne sempre di più!
In Camilla, la presenza femminile è forte: non solo ci sono tantissime socie – tra cui la nostra presidente Susanna! – ma anche tante coltivatrici e imprenditrici.
Ma cosa vuol dire essere una donna produttrice oggi?
Un pane, un riso, un ortaggio o un miele possono avere il sapore di storie di donne? Per Camilla sì, perché vogliamo che i nostri consumi arricchiscano di tutta la consapevolezza possibile.
Per questo, abbiamo chiesto ad alcune delle donne produttrici di Camilla di condividere con noi un pensiero in occasione dell’8 marzo.
I messaggi ricevuti testimoniano la forza e il lavoro delle donne che riforniscono gli scaffali del nostro emporio. Un passo avanti, e come sempre non da sole.
(Scorri in basso per ascoltare e leggere per intero i messaggi)
Tanti gli spunti che emergono dalle parole di Luisa, Germana, Maria Paola, Sara, Stefania, Francesca e Carla: messaggi profondi e reali, insieme ad aneddoti e storie, per farci conoscere meglio le donne legate a Camilla e l’esperienza di donne impegnate nel lavoro della terra.
Quel modo “donna” di fare le cose
C’è un modo femminile di lavorare e produrre cibo, di mettere la bellezza di fianco alla fatica e il coraggio davanti alla timidezza. Lo leggiamo nelle testimonianze delle nostre produttrici, nelle quali emerge il lavoro di cura che le donne hanno in carico e sanno fare, con la terra e con gli animali così come con le relazioni umane.
“La presenza femminile in azienda è abbondante e così anche l’anima femminile nel fare le cose”, dice Maria Paola. “Credo che le donne abbiano una sensibilità che molto spesso agli uomini, che la fanno da padrone ovunque – come anche in questo settore – manca, ecco. Quindi sono orgogliosa di fare quello che faccio”, racconta Francesca.
Una parità ancora lontana?
Emergono diverse esperienze sul ruolo della donna rispetto a quello dell’uomo. Per qualcuna, essere una produttrice donna oggi “è equivalente a essere un produttore uomo: si hanno le stesse mansioni, gli stessi compiti che siano legati alla terra, quindi agricoli, ma anche organizzativi, aziendali, come ci racconta Stefania.
Altre, invece, hanno dovuto rivedere le proprie aspettative, come constata Luisa, con un po’ di amarezza: “Quando ho iniziato, 7 anni fa, non lo vedevo come un atto rivoluzionario: pensavo che ormai non ci fosse differenza di genere, che ci fossimo un po’ più abituati.” Invece ci si confronta con un doppio standard: un differente atteggiamento verso un imprenditore uomo o un imprenditrice donna, nel settore dell’agricoltura. “Quando vai a rappresentare l’azienda agricola come donna e parli con un uomo del prezzo del tuo grano,” continua Luisa, “non vieni neanche presa sul serio: molti cercano un altro interlocutore”.
Un lavoro faticoso e meraviglioso
Ma tutte le produttrici si dicono orgogliose del proprio lavoro: un lavoro fisico e mentale, operativo e gestionale. “Imparare e cimentarsi in questo lavoro è completarsi; è riuscire pian piano a gestire un’azienda, dalla produzione fino all’organizzazione, alla fiscalità… è veramente un lavoro completo e che dà tantissime soddisfazioni”, dice Stefania.
Non mancano ovviamente le frustrazioni dell’economia materiale e di certe sue insensatezze. Come racconta Sara, “facendo economia in un’impresa c’è tanta parte molto materiale: ci sono i prodotti, la loro qualità, ma c’è anche lo stress degli ordini, l’ansia delle consegne che non arrivano, c’è la frustrazione delle tante spese senza senso che si vedono affastellarsi.” Emerge però forte la meraviglia del lavoro onesto e responsabile: “Però è come se dietro tutto questo ci fosse … un’anima, un cuore, che sicuramente è fatto dall’attenzione alle persone, ai loro bisogni”.
Per Germana, essere una donna produttrice vuol dire unire “professione e passione con l’amore per la terra, con l’impegno politico, con le relazioni e con le amicizie, quindi per me è un grande privilegio”. Maria Paola ribadisce: “Riteniamo che sia importante il rispetto della natura e delle persone e che il commercio debba essere un commercio di relazioni e, spesso, di amicizie”.
Per Luisa, quello di una donna in agricoltura è “un atto rivoluzionario”. Anche solo inserire le relazioni al centro della pratica economica è già una rivoluzione! Anche se in realtà è un atto di responsabilità: per Carla, “la terra è indispensabile alla vita di ciascuno e per questo va salvaguardata a utilizzo delle generazioni future, di tutte le forme di vita. È un po’ come se la prendessi a prestito con l’impegno morale di restituirla ancora migliore”.
Siamo consapevoli della fatica!
C’è chi, come Francesca, decide di lavorare in montagna, “anche a discapito del reddito (in montagna si raccoglie meno miele che in collina) perché purtroppo dalla media-collina in giù è il regno dei pesticidi”. Molte produttrici, infatti, si confrontano quotidianamente con “fertilizzanti, chimica, marketing… dove l’uniformità, il calibro, il packaging sono diventati indispensabili”, dice Carla. Tutte si impegnano per “trovare, dentro la materialità del lavoro, spesso pesante, una bellezza, il senso della vita”, conclude Sara.
Una “menzione speciale” per Irene Conti, socia di Camilla con un grande amore per il pane che un anno fa ha realizzato il suo progetto: aprire un nuovo forno. Ma non è un forno qualsiasi: Da Madre Ignota – Forno di Comunità è un progetto individuale e collettivo. È un luogo in cui Irene produce e vende pane e altri prodotti da forno, ma anche un luogo di condivisione e partecipazione: una volta a settimana, infatti, vengono aperte le porte del forno a chiunque voglia cuocere la propria pagnotta.
Auguri a tutte le donne, da parte di Camilla!
Pillole dalle produttrici
Trovi i messaggi integrali più avanti nell’articolo. Puoi leggerli nella loro interezza e ascoltare gli originali dalle voci delle produttrici.
Luisa, di Carpa la Terra
“Non far cadere nel vuoto le parole e le battute taglienti che riceviamo, quando servono solo a sottolineare, a metterci a disagio ma anzi avere una risposta pronta. Altrimenti trasciniamo con noi un inutile disagio. Questo è un buon esercizio quotidiano che dobbiamo fare, anche per la nostra formazione di donne.”
Luisa, di Carpa la Terra
Germana, di Fermenti Sociali e Cà Battistini
“Essere sempre solidali tra di noi. E poi: pensare sempre, nei vari contesti, che se lo sa fare un uomo medio, tu lo sai fare mediamente meglio di lui!”
Germana, di Fermenti Sociali e Cà Battistini
Maria Paola di Rovasenda
“Approfittiamo della Giornata della Donna per ringraziare tutta la vostra Organizzazione, con tutti i clienti e i soci. E’ bello condividere con voi gli ideali di un mondo più pulito e di un cibo sano che sia a disposizione di tanti. Grazie!”
Maria Paola di Rovasenda
Guarda l’intero video messaggio di Maria Paola dell’Az. Ag. Rovasenda e scopri come producono il riso che trovi in emporio:
Sara, di Quetzal, Filiere Eque Iblee e LAeQUA
“Ricordiamoci di rendere evidente anche agli altri il senso profondo, “l’anima” di quello che facciamo, che è fatto di attenzione alle persone e ai loro bisogni: le persone con cui quotidianamente si è in relazione, le persone lontane… Forse è questo il senso ultimo, ed è la cosa più importante da fare, sempre.”
Sara, di Quetzal, Filiere Eque Iblee e LAeQUA
Guarda l’intero video messaggio di Sara delle Coop. Quetzal, Filiere Eque Iblee e LAeQUA
Stefania, della Fattoria Masi
“Si può essere un’imprenditrice donna anche nell’agricoltura, e questo può anche voler dire completarsi, imparando a gestire un’azienda: dalla produzione, fino all’organizzazione e alla fiscalità... è un lavoro completo che dà tantissime soddisfazioni. E poi, è molto più bello vedere una donna su un trattore che un uomo!”
Stefania, Fattoria Masi
Francesca, Il Bucaneve
“Viva le donne! Buona festa delle donne! Spero che in apicoltura prima o poi ci sarà un numero di apicoltrici che lasci il segno!
Francesca, Il Bucaneve
Carla, Azienda Agricola Zanarini
“Ciascuna di noi può fare moltissimo per la vita futura: lottiamo perché non più un centimetro di terra venga tolto alla sua vocazione naturale, che è quella di ospitarci e fornirci acqua, cibo, ossigeno."
Carla Zanarini
I messaggi originali inviati dalle produttrici
Leggili e godili in tutta la loro bellezza
Luisa, Azienda Agricola Carpa la Terra
Azienda Agricola Carpa la terra – Camilla
> Ascolta il messaggio di Luisa dell’Az. Ag. Carpa la Terra
Buongiorno, sono Luisa dell’Azienda Agricola Carpa la Terra. Cosa vuol dire essere produttrici donne oggi? Allora, cominciamo da quello che significava ieri… Quando ho iniziato, 7 anni fa, non lo vedevo come un atto rivoluzionario, pensavo che ormai non ci fosse differenza di genere, diciamo, ci fossimo un po’ più abituati. Invece mi sono scontrata con una realtà che… soprattutto in agricoltura, ovviamente…quando vai a rappresentare l’azienda agricola come donna e vuoi dire qual è il prezzo del grano che vuoi vendere, o del fieno che stai vendendo, non vieni neanche presa sul serio, insomma… cercano proprio un altro interlocutore… eheh… Quindi farsi capire da uomini agricoli e far comprendere che possono parlare con la stessa parità con me o col mio compagno è una affermazione continua quotidiana di un diritto, ecco, e di una parità che è ben lontana dall’esserci, ecco. Quindi cosa vuol dire oggi…oggi è un atto rivoluzionario, mi sono resa conto! …perché è difficile, soprattutto nell’ambiente … (sopratutto, insomma, nell’ambiente agricolo agricolo in con cui mi sono ritrovata a scontrarmi.)
Poi ho la possibilità e il privilegio di vedere due diversi aspetti di questo essere donna nell’agricoltura e in un secondo lavoro che ci permette di campare meglio che ho io ed è un lavoro di ufficio, per esempio, dove l’attività agricola di una donna viene vista come una cosa sminuente, quasi di cui vergognarsi, insomma. quindi il fatto che io poi invece parli orgogliosamente della mia quotidianità agricola crea un disagio che dà anche molta soddisfazione, dal mio punto di vista, ecco…! Niente, quindi siamo ancora ben lontani da una parità, almeno negli ambienti in cui mi trovo ad operare io.
Quello che mi sento di consigliare oggi alle donne produttrici, e lavoratrici in generale, è non far cadere mai le parole e le battute: anche quando ci sembrano innocue, in realtà ci creano quel fastidio che dura un po’… tutta la giornata, quando hai sentito quel qualcosa di storto… E bisogna sempre rispondere, non farle mai cadere nel vuoto, mai passarci sopra e cercare di essere sempre pronte ad avere una risposta che possa contrastare l’atteggiamento perché, se lasciamo correre, ci portiamo addosso un disagio inutile …eheh… ed è un buon esercizio anche per la nostra formazione di donne: non lasciare mai cadere quella parola che ci sembrava innocua e invece non lo è . La battuta non è mai innocua, è sempre un sottolineare, un cercare di metterci a disagio, e non lo dobbiamo permettere; questo è l’esercizio quotidiano che dobbiamo fare. Tanti auguri a tutte! Grazie.
Germana, Fermenti Sociali e Azienda Agricola Cà Battistini
> Ascolta il messaggio di Germana, di Fermenti Sociali e Az. Ag. Cà Battistini
Cosa vuol dire essere una produttrice oggi? Per me significa unire il lavoro con la mia passione, con l’amore per la terra, con l’impegno politico, con le relazioni e con le amicizie quindi per me è un grande privilegio.
Il messaggio che voglio mandare alle altre donne è quello di essere sempre solidali tra di noi. E un altro messaggio è che, rispetto alle cose, pensare sempre che se lo sa fare un uomo medio, tu lo sai fare mediamente meglio di lui. Ciao!
Maria Paola dell’Azienda Agricola Rovasenda
Sono Maria Paola di Rovasenda, titolare di questa azienda agricola. La terra e l’agricoltura biologica sono diventate la mia passione, una passione che ho da diversi anni e che finalmente ho avuto modo di realizzare e di condividere con tutta la mia squadra di lavoro e riteniamo che sia importante il rispetto della natura, il rispetto delle persone e che il commercio debba essere un commercio di relazioni e spesso di amicizie.
Questo che vedete è il paesaggio invernale dell’Azienda Agricola, in particolare il prato verde là davanti, il letto del prossimo riso biologico che verrà seminato senza procedere ad arature. Dopo la lavorazione, il riso arriva da noi in grandi “sacconi” e provvediamo al confezionamento. Una volta confezionato, il riso è pronto per essere venduto e anche spedito perché spediamo a privati, a GAS, a negozi che rivendono per altri. Qui c’è il centro operativo di smistamento mail, fatturazioni di programmazione anche per le colture che devono essere messe in campo insieme al nostro agronomo.
E’ ovvio che organizzazioni come Camilla ci sono di grande sostegno. La presenza femminile, come avete visto, è abbondante e così anche l’anima femminile nel fare le cose, e approfittiamo della Giornata della donna per ringraziare tutta la vostra Organizzazione, con tutti i clienti e i soci. E’ bello condividere con voi gli ideali di un mondo più pulito e di un cibo sano che sia a disposizione di tanti. Grazie!”
Sara, Cooperative Quetzal, Filiere Eque Iblee e LAeQUA
Incontriamo Filiere Eque Iblee e LAeQUA – Camilla
> Guarda il video messaggio di Sara delle Coop. Quetzal, Filiere Eque Iblee e LAeQUA
Qui siamo a Modica, nel nostro cortile di “Filiere Eque Iblee” e “LAeQUA” per questo saluto dalla Sicilia. Siamo sotto un bellissimo albero di mandorle, non di mimose, perché in Sicilia le mimose, a fine gennaio – primi di febbraio, già sono sfiorite, ma ci accontentiamo dei mandorli, ed è anche molto in tema. La cosa più importante per me… cercavo un po’ di capire il senso del mio essere donna in questa avventura con entrambe queste imprese, nelle loro varie forme, perché poi appunto dalla Cooperativa Quetzal siamo anche passati a “LAeQUA ” .
Se devo cercare un senso, mi sembra quello di provare a coltivare l’anima di queste imprese, di questa avventura, perché facendo economia in un’impresa c’è tanta parte molto materiale: ci sono i prodotti, la loro qualità, ma c’è anche lo stress degli ordini, l’ansia delle consegne che non arrivano, c’è la frustrazione delle tante spese senza senso che si vedono affastellarsi… Però è come se dietro tutto questo ci fosse un’anima, un cuore, che sicuramente è fatto dall’attenzione alle persone, ai loro bisogni: le persone con cui quotidianamente si è in relazione, le persone più lontane, le persone… con i produttori più lontani… Dietro questa avventura, queste imprese, c’è un sogno più grande. Ma ancora c’è qualcosa che va proprio più al cuore, al nocciolo. Come ritrovare dentro questa materialità, che spesso è pesante, ma anche una bellezza, il senso della vita…? Forse è quella la cosa più importante… che ha a che fare, appunto, con uno sguardo un po’ spirituale, che riesce ad andare oltre a questa materialità con la quale il fare economia, il fare impresa, ci costringe a farci i conti continuamente, quotidianamente. Riuscire a tenere lo sguardo e il cuore aperto verso qualcosa che appunto c’è più dentro e più oltre. Secondo me questa è la sfida più grande: di fare… di lanciarsi in questa avventura e continuarla.
E penso che un augurio che mi fa piacere fare l’8 marzo, perché penso che valga sempre e comunque, anche, non solo per un’impresa di tipo economico, ma per tutte le attività che ciascuna di noi, di voi, sicuramente svolge, che hanno questa parte anche faticosa, magari materiale, e poi invece hanno quella parte più grande, più alta, più profonda che dobbiamo ogni giorno ricordarci di far emergere, di tirar fuori, di rendere evidente anche agli altri, oltre al fare, oltre al produrre delle cose … che forse è il senso ultimo, è la cosa più importante da fare, sempre. Ciao!
Stefania, Fattoria Masi
Fattoria Masi è anche nella filiera 2020 di Pomilla, la Passata di pomodoro di Camilla.
> Ascolta il messaggio di Stefania della Fattoria Masi
Essere una produttrice oggi, una produttrice donna, credo che sia equivalente a essere un produttore uomo: si hanno le stesse mansioni, gli stessi compiti che siano legati alla terra, quindi agricoli, ma anche organizzativi, aziendali. Si può essere un’imprenditrice donna anche nell’agricoltura e questo vuol dire che, può voler dire anche, imparare un sacco di cose. Per una donna, imparare e cimentarsi in questo lavoro è completarsi, è davvero riuscire pian piano a gestire un’azienda dalla produzione fino all’organizzazione, alla fiscalità… è veramente un lavoro completo e che dà tantissime soddisfazioni e poi, se non vi siete mai immaginate su un trattore, finalmente avrete l’opportunità di farlo… e anzi, è molto più bello vedere una donna su un trattore che un uomo!
Francesca, Azienda Agricola di Apicoltura Il Bucaneve
> Ascolta il messaggio di Francesca dell’Az. Ag. Apicoltura Il Bucaneve
Ciao, Sono Francesca, faccio l’apicoltrice, ho una azienda apistica mia che si chiama Il Bucaneve, ho 47 anni e devo dire che fare l’apicoltrice è un gran bel lavoro. Non ho sempre lavorato solamente con le api, ho fatto tante cose. Dal 2005 ho scoperto l’apicoltura, le api… ho impiegato una decina d’anni a entrare veramente nel mondo apistico e soprattutto capire che fare l’apicoltrice non vuol dire fare miele ma vuol dire amare soprattutto le api, amarle e conoscerle perché una cosa è fare del miele, un’altra è fare, conoscere profondamente l’etologica, le caratteristiche e le esigenze di questi meravigliosi insetti. Faccio apicoltura biologica da sempre, il più possibile vicina alle esigenze naturali delle api: cerco di non estremizzare mai le produzioni e di andare sempre incontro alle esigenze delle api, già particolarmente stravolte dall’uomo, dall’apicoltura e da tutto il resto. Cosa dire… ho iniziato per caso perché lavoravo in un’azienda cooperativa agricola a Rozzano nell’Emilia e avevo voglia di sperimentare cose nuove, per cui ho fatto un corso di apicoltura, poi ho incontrato un vecchietto che mi ha insegnato un sacco di cose… un bagaglio di esperienza… ho preso le mie prime due arnie, due o tre, ho fatto un sacco di errori e, poi pian, piano, in 15-16 anni ho aumentato il numero. prima lo facevo in contemporanea ad altre cose, adesso invece mi occupo praticamente solo delle api; ne ho una settantina, ci lavoro da sola tranne quando devo spostare grossi pesi e ho bisogno di un aiuto.
Cosa dire… è sicuramente faticoso, tanto quanto meraviglioso. Faticoso perché comunque è un lavoro fisico (le casse di api… io faccio apicoltura stanziale, quindi le sposto molto poco però, quel poco che sposto richiede una forza interessante, per cui comunque da sola non ce la faccio, però il lavoro con le api, insomma, è il mio.) Faccio agricoltura stanziale, ho quasi tutte le api in montagna perché purtroppo dalla media collina in giù è il regno dei pesticidi, ultimamente, con casi di avvelenamento molto frequenti per cui ho fatto la scelta di tenere la maggiorparte delle mie famiglie di api in montagna dove l’ambiente è ancora un po’ più sano di quello della pianura e della media collina. E questo anche a scapito del reddito, perché in montagna si raccoglie meno miele che più in basso.
Sono contenta di essere un’apicoltrice donna perché credo che le donne abbiano comunque una sensibilità che molto spesso, agli uomini, che fanno da padrone ovunque – come anche in questo settore – manca, ecco. Quindi sono orgogliosa di essere quello che…di fare quello che faccio, anche se spesso mi devo comunque confrontare con aziende apistiche grosse, grandi, il cui principale fine è la produzione di miele, quindi il reddito.
E niente, cosa dire…Viva le donne, buona festa delle donne, spero che in apicoltura prima o poi ci sarà un numero di apicoltrici che lasci il segno, ecco. Grazie!
Carla, Azienda Agricola Zanarini Carla
https://camilla.coop/azienda-agricola-zanarini-carla/
è nella filiera di Pomilla 2020, la bellezza della diversità in una passata di pomodoro! – Camilla
Ciao a tutti, mi chiamo Carla, sono una contadina. Io vengo da una tradizione contadina antica, i miei nonni fine 800, erano mezzadri. Famiglia numerosa, matriarcale nel primo dopoguerra con le leggi della piccola proprietà contadina riescono ad acquistare la prima terra. Nella mia gioventù ho vissuto a pieno la rivoluzione verde nelle nostre campagne, nei racconti delle fatiche che aveva limitato con la meccanizzazione, i campi arati coi buoi, la canapa messa a macerare nei maceri, la mietitura a mano e le feste per la trebbiatura con tutto il vicinato….all’aumento delle rese con l’utilizzo di varietà più resistenti (il grano dei Miracoli), l’avvento dei fertilizzanti, della chimica, al marketing dove l’uniformità, il calibro, il packaging sono diventati indispensabili. Ultimo la commercializzazione attraverso catene distributive.
Ecco, essere produttrice oggi per me significa in parte “resettare” questo sviluppo consapevole del fatto che la terra è indispensabile alla vita di ciascuno e per questo va salvaguardata a utilizzo delle generazioni future, di tutte le forme di vita. È un po’ come se la prendessi a prestito con l’impegno morale di restituirla ancora migliore.
Alle donne direi che ciascuna di noi può fare tantissimo per la vita futura: di lottare perché non più un cm di terra venga tolto alla sua vocazione naturale che è quella di ospitarci e fornirci acqua, cibo, ossigeno.